23 – Three Knots
23 Three Knots
Suoni che planano lenti, evoluzioni costanti, ampi vortici, improvvisazioni ad alta quota:
l’analogia tra il volo di un aquilone e la musica protagonista del lavoro del quartetto Emong
e del nuovo disco Three Knots, firmato nusica.org
- Manuel Caliumi: sax alto e tenore
- Federico Pierantoni: trombone
- Michele Bonifati: chitarra e composizioni
- Evita Polidoro: batteria, voce
nusica.org presenta il 23° progetto discografico a firma dell’etichetta, in uscita il 18 aprile: Three Knots del quartetto Emong. Primo disco e primo progetto da leader di Michele Bonifati che insieme a Evita Polidoro, Manuel Caliumi e Federico Pierantoni, porta per l’etichetta il mix di jazz, elettronica, rock, folk americano, pezzi originali e cover che spaziano da John Lennon ai Rage Against The Machine.
Emong racchiude un progetto dall’identità musicale sfaccettata e prende in prestito il nome di un particolare modello di aquilone, passione di Michele Bonifati, dalla particolare caratteristica: il volo in condizioni di vento flebile, quasi assente.
Alla mancanza di vento fa fronte la forza impressa dall’aquilonista sul filo: i suoi gesti trasmettono la direzione, inducono il movimento che lo porterà a planare, un volo lento e calibrato fatto di movimenti ondivaghi e circolari, diverso dal librarsi a grandi altezze.
E tre nodi, Three Knots è la quantità di vento necessaria a permettere a un Emong di compiere un volo ampio, librato a diversi materi dal suolo ma lento e costante nelle sue evoluzioni, come la strada che ha condotto il gruppo alla creazione di questo primo disco. Una similitudine che racconta di una ricerca musicale dal tempo lento, della volontà di restare vicino e presente, di calarsi in profondità ma senza rinunciare ad alzare la testa verso il cielo.
In questo progetto l’ensemble musicale composto da Michele Bonifati (chitarra e composizioni) Manuel Caliumi (sax alto e tenore) Federico Pierantoni (trombone) ed Evita Polidoro (batteria) ha dato vita nove tracce: Starting With a Cherry (Bonifati), Outer Care (Bonifati), Balanzategui (Bonifati), Working Class Hero (John Lennon), El Largo Viaje (Bonifati), Les Lunettes De Mon Père (Bonifati), Masse (Bonifati), Clemence (Bonifati) e Settle for Nothing (Rage Against the Machine) con la voce di Evita Polidoro.
Brani che, come afferma il leader Bonifati «hanno avuto una gestazione molto lunga, quasi dieci anni, e altri che invece sono stati scritti nell’ultimo anno. La trama sonora dell’album è stata costruita con Evita, Federico e Manuel, fondamentali per dare voce alla musica e per donare una dimensione molto profonda, vivida alla mia scrittura, restituendo al meglio le sfumature narrative».
Emong, quartetto composto da Evita Polidoro alla batteria, Manuel Caliumi al sassofono, Michele Bonifati alla chitarra e Federico Pierantoni al trombone, è il primo progetto da leader di Michele Bonifati.
Il nome del progetto deriva da un particolare modello di aquilone (passione che Michele coltiva da anni, pur praticando in zone caratterizzate dalla costante mancanza di vento) in grado di volare in condizioni di vento flebile, quasi assente. Al vento infatti si sostituisce, o meglio si integra, la forza impressa dall’aquilonista sul filo. I suoi gesti trasmettono all’aquilone la direzione, inducono il movimento che lo porterà a planare; un volo lento e calibrato fatto di movimenti ondivaghi e circolari, diverso dal librarsi a grandi altezze. Una scelta dunque, che valorizza il tempo lento, la volontà di restare vicino e presente, di calarsi in profondità piuttosto che prendere le distanze, ma senza rinunciare al gesto di alzare la testa verso il cielo.
Aspetti a cui si è voluto dare ulteriore importanza attraverso il titolo del disco, in uscita nel 2023: “Three knots”. I tre nodi, intesi come unità di misura del vento, nella quantità necessaria a permettere a un Emong di compiere un volo ampio, librato a diversi materi dal suolo ma lento e costante nelle sue evoluzioni, come la strada che ha condotto il gruppo alla creazione di questo primo disco. Il gruppo suona musiche originali composte da Michele Bonifati ad accezione di due canzoni, una di John Lennon e una dei RATM, cantate da Evita Polidoro, scelte per completare l’orizzonte narrativo e sonoro del gruppo.
La scelta della formazione, insieme a quella del repertorio, valorizza la mobilità del ruolo dei membri del gruppo per creare un suono unitario e coeso e contemporaneamente fluido e sfuggente che spazia tra le tante influenze che hanno contribuito a formare l’identità musicale di questi musicisti: jazz, musica elettronica, rock, folk americano e tanto altro.
01. Balanzategui
Balanzategui è una sorta di corale che introduce il brano successivo, Working Class Hero. Rappresenta un respiro e una sospensione all’interno del decorso narrativo del disco dopo gli andamenti incalzanti dei due brani precedenti. È un luogo immaginario che si trova in un bellissimo libro per l’infanzia chiamato “Memorie di una Mucca”.
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02. Clemence
Clemence è una canzone che segue la classica struttura della composizione jazzistica aaba anche se le varie sezioni non hanno uno stesso numero di battute. L’ho sempre immaginato come un brano molto melodico, un po’ malinconico, con grandi possibilità per i solisti di inventarsi soluzioni creative e inaspettate visto la semplicità del contesto armonico. Il titolo è ispirato a un romanzo di Fred Vargas della serie del commissario Adamsberg, a dispetto della dolcezza del nome, e anche del brano, si tratta di una assassina.
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03. El Largo Viaje
Per raccontare il brano il modo più semplice è svelarne l’evocazione. El largo Viale è il titolo del primo libro di Jorge Semprun e racconta il viaggio in treno compito dell’autore, in quanto prigioniero politico, destinato al campo di concentramento nazista di Buchenwald. Il libro racconta questo viaggio e tantissimo altro; con questo brano ho cercato di restituire un po’ della meraviglia, della commozione e l’orrore che per me è stata la lettura di questo libro. Una struttura molto semplice, reiterata, che procede incessante ma con una crescita di energia costante che porta a un finale liberatorio.
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04. Les Lunettes de mon Père
È un brano che ho scritto molti anni fa. Dedicato a mio padre, alla sua riflessività e profondità.
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05. Masse
Masse a mio avviso è il brano che meglio rappresenta questo lavoro e la sonorità di questo gruppo. Nello sviluppo di questo brano sono presenti tre sezioni: una parte iniziale sognante, una centrale più scandita ritmicamente come fosse una marcia funeraria stralunata e una finale energica, rock, con grande slancio melodico. L’equilibrio tra i quattro musicisti è molto evidente: Manuel e Federico hanno due voci, due modi di cantare, due concezioni di gestione dello spazio assolutamente complementari. Lo stesso vale per me ed Evita che ci uniamo e allineiamo in maniera molto solida quando la necessità è quella propulsiva e ci allontaniamo diradando le maglie quando invece la necessità è quella di aprire e dare spazio alla musica.
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06. Outer Care
È l’ultimo brano in ordine di tempo che ho scritto per questo disco, composto due mesi prima di andare in studio di registrazione. Il nome è un mio tributo agli Autechre così come il pattern ritmico della cassa della batteria che ricalca quello di Cichli (Chiastic Side). Lo sviluppo è completamente all’interno dei canoni del Jazz contemporaneo ma sono molto contento di essere riuscito a inglobare un input compositivo proveniente da un mondo così lontano come quello della musica elettronica all’ interno di questo lavoro.
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07. Settle For Nothing
Chiude il disco questa canzone che ho amato moltissimo da adolescente. Nella scelta del brano dei Rage Against The Machine mi sono confrontato con Evita e la scelta di entrambi è naturalmente ricaduta su Settle For Nothing. L’idea di rielaborazione del brano, essendo ovviamente in un contesto sonoro lontanissimo dall’originale, è stata quella di renderlo una ballad eterea, inquieta e senza la presenza della batteria. La voce di Evita si staglia in maniera mirabile nel tessuto sonoro dato dagli altri strumenti.
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08. Starting With A Cherry
Si apre il brano, e il disco, con un’improvvisazione libera in cui i fiati e la batteria si muovono liberamente e successivamente subentra la chitarra che fa da ambiente sonoro per questo intreccio tra fiati e batteria. Finito il momento improvvisativo parte la stesura del brano in cui il tema e la rilevanza melodica passano di voce in voce: dalla chitarra al sax, dal sax al trombone.
È uno dei primi brani che ho scritto nella mia vita. Non so da quale strana mi erronea percezione l’ho scritto come omaggio a Don Cherry che nulla ha a che spartire con la sonorità del pezzo. In ogni caso è rimasto il titolo e la sempiterna domanda di cosa mi abbia portato a pensare che ci fosse un legame con Don Cherry, penso che questo legame sia sostanzialmente di devozione affettiva da parte mia nei confronti della sua musica.
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09. Working Class Hero
Prima delle due cover preseti nel disco, la parte recita: Working Class Hero Come fosse un pezzo di Paul Motian. Non so quanto motianiana sia la resa dell’esecuzione. Certamente c’è una certa vena folk, connaturata nella scrittura, che emerge e caratterizza questa esecuzione. Ci tengo a sottolineare come il lavoro di produzione fatto da Simone Coen, che ha meravigliosamente lavorato questo disco, espanda le potenzialità espressive dell’esecuzione in maniera profonda. Questa è un’ottima occasione di ringraziarlo per questo e per l’ottimo lavoro che ha fatto.
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