22- A Brief History of Time
22 A Brief History of Time
Sette tracce inedite per riflettere sul tempo e sulle sue diverse rappresentazioni, nate intorno alle teorie di Stephen Hawking e alla poesia di T.S. Eliot.
- Matteo Lorito – contrabbasso, elettronica, composizioni
- Beatrice Arrigoni – voce
- Andrea Ruggeri – batteria e percussioni
A brief history of time, primo album di Entanglement Trio: un progetto inedito, nato da una riflessione sui concetti di spazio e tempo, ispirata dalle teorie di Stephen Hawking – contenute nell’omonimo e celebre scritto dello scienziato- e dalla prima sezione dei Four Quartets di T. S. Eliot.
Sette tracce che indagano il suono nel suo processo di evoluzione, da elemento semplice a stratificato e complesso. Una composizione in cui momenti scritti ed improvvisati si alternano.
In questo progetto l’ensemble musicale composto da Beatrice Arrigoni (voce), Matteo Lorito, (basso e live elettrocnics) Andrea Ruggeri (batteria e percussioni) ha approfondito le molteplici relazioni tra improvvisazione e scrittura, parola scritta e suono, acustico ed elettronico, indagando le diverse rappresentazioni del tempo, nella letteratura e naturalmente in ambito musicale. Concetti che si sovrappongono tra loro, restituendo una visione unica di un fenomeno centrale della nostra esistenza, che Entanglement Trio ha raccolto e raccontato in A brief history of time.
All’origine del progetto c’è lo studio dell’opera del poeta T.S. Eliot, la prima sezione del primo dei Four Quartet. Uno scritto che alterna osservazioni astratte e filosofiche sul concetto di tempo e sulla sua natura relativistica, intrecciate a frammenti di un tempo psicologico più intimo. Ad attirare l’attenzione di Entanglement Trio è stata la struttura metrica e la forma poetica, entrambe ricche di richiami musicali, in cui il trio reinterpreta il ruolo della parola.
Un processo evolutivo che si genera nel rumore bianco, informe e portatore di infinite possibilità, che sfocia nella definizione degli elementi costitutivi del discorso musicale.
Come afferma il trio: “Questa idea ritrova le proprie radici in una metafora cosmogonica della creazione del linguaggio musicale. È in tal modo che abbiamo provato ad immaginarla: una sorta di Big Bang dal quale la materia, dapprima informe, nasce, prenda forma ed inizia a costruire quella complessa rete di relazioni che dà vita all’universo dei suoni. All’interno di questi processi un ruolo essenziale è giocato dall’elettronica.
Una struttura formale – conclude l’ensemble – che ci ha permesso di organizzare il processo improvvisativo in maniera più coerente ed efficace, grazie anche al confronto con materiale scritto predeterminato. Da una fase iniziale di improvvisazione completamente libera, senza elementi prefissati, si giunge all’improvvisazione su elementi preesistenti, fino ad arrivare al grado più sottile di improvvisazione durante l’esecuzione di un brano completamente scritto”.
Il nuovo album A brief history of time di Entanglement Trio è composto dalle seguenti sette tracce: Time present: Echoes, Hidden music, Formal Pattern, Sunlight, The surface, A cloud, Eternally present.
Entanglement trio è un gruppo di improvvisatori dediti all’esplorazione di materiali sonori perseguita indagando a fondo le possibilità dei propri strumenti così da dar vita ad ambienti sonori complessi ed articolati.
Il nome trae origine da un effetto della fisica moderna, secondo il quale in opportune condizioni sperimentali, due particelle risentono della propria reciproca presenza anche a distanza, pur mantenendo una propria autonomia. Questa forma di interazione non-locale rappresenta metaforicamente il modo d’intendere l’improvvisazione da parte di questo trio di musicisti, per i quali l’esperienza collettiva del far musica, pur traendo sostanza dal lavoro espressivo individuale che permette la generazione autonoma del materiale musicale, trova compiutezza nella forte interrelazione e comunanza di intenti che deriva dalla continua consapevolezza della reciproca azione, condizione necessaria per raggiungere la definizione formale dell’atto improvvisativo.
Tra gli elementi peculiari del lavoro di questo gruppo si trova sicuramente il percorso di indagine della relazione tra improvvisazione e pagina scritta contestualmente allo sviluppo di un linguaggio collettivo definito anche grazie ad un approfondita indagine sonora. Questo processo prende il via dalla riflessione e dalla conseguente messa in discussione di un’identità sonora strumentale cristallizzata nella staticità della liuteria portando così a risultati resi possibili anche dal potere magnificatorio dello strumento elettronico.
- Matteo Lorito – contrabbasso, elettronica, composizioni
- Beatrice Arrigoni – voce
- Andrea Ruggeri – batteria e percussioni
o1. Time Present/Echoes
In questo brano di apertura si assiste alla presentazione del materiale che caratterizzare l’evoluzione di tutto il lavoro. Nella prima parte viene introdotta, tramite una traccia elettronica,
la materia primordiale sonora: rumore bianco, echi vocali che si saturano fino al punto di rottura. Questo è il momento dove inizia la generazione degli elementi che costituiscono il suono e che poi si organizzeranno nei parametri del linguaggio musicale: l’altezza, la durata, la natura spettrale dei suoni che diventeranno armonia, melodia, ritmo e timbro.
Dopo il caos che segue la nascita del tempo (TIME!) si assiste al processo di cristallizzazione degli elementi sonori che nella fase primigenia erano tutti contemporaneamente presenti e che nel corso dell’intero lavoro troveranno una propria identità.
Il primo elemento che si cristallizza è quello dell’altezza che viene esplorato dalla voce con il procedere melodico non temperato che si sovrappone alla stasi poliritmica e politimbrica degli altri strumenti. Questi procedono quindi nella ricerca di una propria identità esplorando euristicamente le possibiltà offerte dai materiali fino a trovarne una stabilità, che verrà raggiunta con l’evolversi del discorso nelle sezioni successive.
A conclusione di questo percorso iniziale l’elemento dell’altezza avrà trovato la propria identità nella forma temperata, andando a costituire il materiale dodecafonico senza centri gravitazionali armonici, sul quale saranno basate le sezioni successive.
Da qui si passa alla seconda fase evolutiva nella quale si assiste alla cristallizzazione del ritmo, inteso come articolazione metrica dello spazio temporale. Dapprima infatti si odono moltitudini di frammenti poliritmici, che trovano poi una propria fissità nell’accogliere un preciso pattern che sosterrà la successiva improvvisazione basata su di una melodia dodecafonica.
o2. Hidden Music
In questo brano si ha la cristallizzazione delle identità strumentali, sotto forma di improvvisazioni solistiche. Qui la batteria e la voce esplorano la propria identità timbrica in modo da renderla esplicitamente definita. A conclusione del brano interviene il mezzo elettronico che raccoglie tutti gli elementi comparsi in questa prima fase e ne fa una summa, elaborando improvvisativamente una traccia elettronica che sancisce la conclusione della prima parte del disco, lasciando aperte ancora molte possibilità che troveranno concretezza solo nei brani successivi.
o3. Formal Pattern
Da questo brano comincia la seconda parte del disco, quella nella quale gli elementi costitutivi del suono hanno ormai raggiunto una propria stabilità e comincia un processo di complessificazione delle relazioni tra i diversi parametri.
La forma complessiva di questa seconda parte richiama quella dell’antica forma rondò, nella quale sezioni diverse vengono intervallate da uno steso tema, che svolge quindi il ruolo di filo conduttore.
In questo caso tutti e quattro i brani di questa seconda parte saranno anticipati da un interludio, che svolgerà il ruolo di richiamo, evidenziando la ciclicità del tempo grazie all’eterno ritorno di un elemento costante.
Entrano quindi in gioco delle forme predefinite e la libertà improvvisativa viene limitata in termini di materiali e possibili soluzioni. In tutti questi brani l’obiettivo è quindi di suggerire materiali ed introdurre limitazioni alle libertà improvvisative, in modo da guidare il gruppo verso obiettivi compositivi comuni. In questo primo dei quattro brani scritti viene quindi esplorato il principio compositivo del phasing, cioè un continuo slittamento ritmico di uno stesso pattern ritmico, sovrapposto a sé stesso. Quindi il tema è quello dello sviluppo ritmico e metrico, mentre gli altri elementi rimangono fissi per tutta la sezione.
o4. Sunlight
In questo brano viene esplorato l’elemento armonico e contrappuntistico, nel quale gli altri aspetti passano in secondo piano. È basato sull’uso polifonico del contrabbasso che accompagna come se fosse strumento armonico, l’incedere melodico della voce.
o5. The Surface
In questo brano viene invece esplorato l’elemento timbrico. Il brano è organizzato su più livelli, dove il contrabbasso e la batteria si alternano nel fornire un sostegno ritmico e timbrico alle escursioni della voce in un percorso fonatorio che va dal canto piano alla declamazione ed in contrappunto con la propria elaborazione elettronica. Il punto di snodo è rappresentato nella parte centrale dove la voce rimane sola con la traccia elettronica. Questo rappresenta il climax formale di tutto il disco, dove ormai i processi sui materiali stanno giungendo a compimento.
o6. A Cloud
In questo brano vengono ripresi brevemente gli elementi di Sunlight in modo da portare verso il solo di contrabbasso, l’ultimo elemento timbrico che mancava ancora da definire e che risultava assente nei processi innescati in Hidden Music. La forma si sta quindi avviando alla propria conclusione, dove tuti gli elementi trovano un proprio compimento.
o7. Eternally Present
In questo brano si ha la conclusione, che però richiama l’inizio del diso perché “[…]And time future contained in time past[…]”. Il brano consiste in un’improvvisazione libera, nella quale, dopo essere passati attraverso le costrizioni dei brani precedenti, i musicisti possono riacquistare una totale libertà, ma controllata, mediata dalla consapevolezza dei materiali utilizzati in tutti i brani precedenti.
Quindi la condizione è simile nelle possibilità a quella dell’inizio del disco, ma grazie al percorso seguito dai musicisti, la libertà risulta più consapevole e responsabilmente controllata, con un controllo compositivo sui materiali che volutamente all’inizio non era presente.
Il tema di interludio chiude definitivamente il cerchio, lasciando presagire ad un nuovo inizio, che però non ci sarà.
Sostieni nusica.org
nusica.org è un’associazione no profit che promuove la cultura musicale.
Partecipa al progetto con una donazione di 14 euro e riceverai il cd in regalo.